Il "dialetto veneziano" fu per lunghi anni il più forte legame per i nostri fratelli dalmati e istriani, anche se con qualche variazione di pronuncia.
Come la nostra terra, sulle montagne è più duro, ruvido e forte, verso il mare è più dolce, gaio ome un bambino birichino.
Il "veneziano"" era capito anche giù, in tutte le isole dell'arcipelago greco, sui mari del levante, ove stendeva le sue ali il nostro leone e le nostre navi per i commerci.
"La Repubblica Veneta" fu uno degli stati più potenti del mondo.
Ogni giorno nasceva un nuovo vocabolo di origine straniera, trasformato secondo le esigenze.
Fu così che il dialetto divenne lingua.
Nel 1200 "Venezia" dominava fino a "Costantinpoli", così pensò di coprirsi le spalle e fece suo tutto il "riveneto", da Verona, Vicenza, Treviso; nel 1400 completò con Bassano, Feltre, Belluno e Padova il suo dominio.
Tutte queste genti assorbiranno non solo "gli usi e i costumi di Venezia", ma anche la sua parlata dolce e gentile, tenendo ognunoo la propria cadenza, così da distinguersi da zona a zona, ma tutti nello spirito si assomigliano, non usando le doppie e le varianti sono minime.
Ogni questione politica fu discussa in dialetto da "Dogi", Ambasciatori e magistrati che promuovevano leggi, documenti, memorie che ancor oggi stupiscono, perchè dimostrano la saggezza dei governanti dell'epoca.
Il veneziano, non producendo più vocaboli nuovi, è tornato ad essere un dialetto in via d'estinzione.
(da El Capelin 2000)
Liliana Zanon
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