lunedì 27 febbraio 2017

Dame



Cori pena – cori su la carta
despétola i me neri pensieri
Desgròpa - scatigia i dispiaceri.

Me sento s-giònfa – s-giònfa
come – mar in marubio
o dona gravida sui paraori.

Dame o donime la màgia
la fantasia – par scaricar
su le righe – sul foglio
par dir quelo che vogio
e sentirme ben svodàda
 nètada – come la scòasèra
co xe passà ‘l spazin.
                                                           Liza



Liliana Zanon Copyright (c) 2015 Liliana Zanon - Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale. Ogni abuso derivante dal plagio, dalla contraffazione, la copiatura, la distribuzione, la commercializzazione, del materiale , lo sfruttamento economico o pubblicitario dei contenuti del blog sarà perseguibile civilmente e penalmente.

martedì 20 ottobre 2015

Constatazion



1.            Basta un busto e ‘na colona par fa çelebre ogni mona e tre minuti de television par trasformar in genio anca un cogion.


           Liliana Zanon

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mercoledì 23 settembre 2015

Evento



VECI NO SE NASSE
Serata dedicata al dialetto veneziano

di
Liliana Zanon
con la partecipazione di Piero Barufaldi

Presso

 Bar L’ARCIMBOLDO

Via Piave,70 – Mestre

Venerdì 25 settembre ore 18,00


VI ASPETTIAMO !!!

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martedì 15 settembre 2015

Indovinello




- Ti sa qualo che xe l’animal più fortunà?
R: el tasso - parchè ‘l fa l’amor co le tasse senza pagarle!

 

 ("indovinelli" ,"tasse","pagare",)

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EL LIBRO




So un libro - no so parlar
ma no steme desmentegar
no steme meter in canton.
So fato solo de carta
ma 'ndentro go un cuor
un cuor solo de parole
che se pol anca strapassar
ma no steme sbregar - nò!

No steme meter de sbando!
Mi so - un vero amigo
e no ve 'bandonarò.

Anca - roto o scartossà
smario - inzalio — frapolà
fedel più d'un can - sarò là;
che spèta - su la scansia
na man calda che se slonga
e co l'esperienza de l'età
podaremo riciàcolar.


Liliana Zanon


("libro","carta","letttura","poesia",)

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venerdì 11 settembre 2015

Poeta No So


No – poeta no so !
No go ste pretese
me manca la cultura
me manca ‘l saver.
Ma quando che dentro
tuto se ingrùma
e me par de s-ciòpar…
alora me sbroco.
Spegasso sta carta
slissa – ‘nossente
che taxendo m’invita
che strasso – strapasso
po’ casso nel çesto
Opur co dolcezza
la meto in scarsela
piegandola in quatro
perché la poesia – che
go scrito su ela
me par tanto bela.

Liliana Zanon 
( da "Do Palanche")

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lunedì 31 agosto 2015

Il nostro dialetto e un po' della sua storia

Il "dialetto veneziano" fu per lunghi anni il più forte legame per i nostri fratelli dalmati e istriani, anche se con qualche variazione di pronuncia.
Come la nostra terra, sulle montagne è più duro, ruvido e forte, verso il mare è più dolce, gaio ome un bambino birichino.
Il "veneziano"" era capito anche giù, in tutte le isole dell'arcipelago greco, sui mari del levante, ove stendeva le sue ali il nostro leone e le nostre navi per i commerci.
"La Repubblica Veneta" fu uno degli stati più potenti del mondo.
Ogni giorno nasceva un nuovo vocabolo di origine straniera, trasformato secondo le esigenze.
Fu così che il dialetto divenne lingua.
Nel 1200 "Venezia" dominava fino a "Costantinpoli", così pensò di coprirsi le spalle e fece suo tutto il  "riveneto", da Verona, Vicenza, Treviso; nel 1400 completò con Bassano, Feltre, Belluno e Padova il suo dominio.
Tutte queste genti assorbiranno non solo "gli usi e i costumi di Venezia", ma anche la sua parlata dolce e gentile, tenendo ognunoo la propria cadenza, così da distinguersi da zona a zona, ma tutti nello spirito si assomigliano, non usando le doppie e le varianti sono minime.
Ogni questione politica fu discussa in dialetto da  "Dogi", Ambasciatori e magistrati che promuovevano leggi, documenti, memorie che ancor oggi stupiscono, perchè dimostrano la saggezza dei governanti dell'epoca.
Il veneziano, non producendo più vocaboli nuovi, è tornato ad essere un dialetto in via d'estinzione.

(da El Capelin 2000)

Liliana Zanon


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